FONDAZIONE "GIACOMO CASANOVA"
"GIACOMO CASANOVA" FOUNDATION
Premio Giacomo Casanova
Il Premio G.Casanova - Castello di Spessa è stato indetto nel 2003 grazie all’iniziativa dell’associazione “Amici di Casanova".
Il riconoscimento, la cui cerimonia di consegna si svolge annualmente al Castello di Spessa, è conferito agli autori della “migliore opera ispirata ai valori di libertà, della tolleranza, e dell’apertura alle altre culture”.
Le prime 7 edizioni sono state dedicate alla letteratura e il riconoscimento è stato conferito agli autori della “migliore opera ispirata ai valori di libertà, della tolleranza, e dell’apertura alle altre culture”.
I vincitori del Premio Letterario Giacomo Casanova
2003 - Magdi Allam – Saddam, ed. Mondadori
2004 - Antonia Arslan - La masseria delle allodole, ed. Rizzoli
2005 - Patrizia Bisi – Daimon, ed. Einaudi
2006 - Anna Maria Mori – Nata in Istria, ed. Rizzoli
2007 - Francesca d'Aloja - Il sogno cattivo, ed. Mondadori
2008 - Giovanni Bianconi - Eseguendo la sentenza, ed. Einaudi
2009 - Andrea Vitali – Almeno il cappello, ed. Garzanti
Nel 2010 e nel 2011 il Premio Giacomo Casanova è stato dedicato al Cinema ed è stata premiata la scena più seduttiva del cinema italiano, da un’idea di Franco Zanetti. Come diceva Roland Barthes: “la seduzione è la capacità che qualcuno ha di rapirti e di portarti via con sé. Si può sedurre con lo sguardo, con il corpo, con la voce. Con il movimento e con l’immobilità. Si può essere sedotti da una persona, da un oggetto, da un suono, da un’immagine, da un colore, da un particolare, da un sapore. Da un abito come da un profumo. Forse si può essere sedotti anche da un’ossessione.”
Direttore artistico è stato il critico cinematografico Gianni Canova, Preside della Facoltà di Comunicazione, Relazioni Pubbliche, Pubblicità all’Università IULM di Milano, che ha selezionato le 10 scene in concorso. A decidere quale era la scena più seduttiva è stata una giuria tecnica (composta da Natalia Aspesi, Erica Arosio, Marta Cagnola, Cristina Battocletti, Silvia Locatelli, Giuseppe Longo e Gianluca Zappoli) la cui scelta veniva messa a confronto con quella di una giuria popolare interpellata da MyMovies (il principale sito italiano di cinema).
I vincitori del Premio Cinematografico Giacomo Casanova
2010 - Giulia non esce la sera di Giuseppe Piccioni
Premio Casanova dalla parte del pubblico: Baarìa di Giuseppe Tornatore
2011 – Io sono l’amore di Luca Guadagnino
Premio Casanova dalla parte del pubblico: Mine vaganti di Ferzan Ozpetek
Nel 2012 il Premio Giacomo Casanova è stato dedicato alla musica ed è stato assegnato alla cantante lirica Daniela Barcellona.
Nel 2013 il Premio Giacomo Casanova è stato dedicato al teatro ed è stato assegnato al regista e scrittore Giorgio Pressburger.
Nel 2014 il Premio Giacomo Casanova è stato dedicato alla musica ed è stato assegnato al musicologo e critico musicale goriziano, Quirino Principe.
Dal 2015 il Premio Giacomo Casanova è un omaggio al Friuli Venezia Giulia e viene assegnato ad un personaggio che ne ha portato nel mondo l’immagine e i valori.
Nel 2015 è stato assegnato a Giannola Nonino, capostipite della omonima distilleria conosciuta a livello mondiale che ha valorizzato l’immagine del Friuli in tutto il mondo.
Nel 2016 è stato assegnato a Marco Simonit, il potatore rock, che ha portato nel mondo il saper fare del Friuli Venezia Giulia ed ha radicalmente rinnovato il mestiere della vite.
Nel 2017 è stato assegnato a Mario Luzzatto Fegiz, critico musicale, saggista, redattore e inviato del Corriere della Sera per aver avvicinato i lettori dei giornali alle seduzioni della musica ‘non colta’, testimoniandone e divulgandone la forza e l’impatto sociale.
Nel 2018 è stato assegnato ad Andrea Segré, docente universitario, saggista, promotore di progetti visionari fondati sulla sostenibilità ecologica e la circolarità dell’economia.
Nel 2019 è stato assegnato all’attore friulano Giuseppe Battiston, per aver restituito personaggi, luoghi e il sentire del Friuli Venezia Giulia attraverso una cifra stilistica personale, inconfondibile e seducente, e per aver spesso valorizzato, con le sue interpretazioni, la sana cultura del vino.
In alcune edizioni, in concomitanza con il Premio Casanova, viene inoltre assegnato il Premio Cavaliere di Seingalt, titolo di cui si fregiava Casanova. Il Premio si prefigge di premiare un uomo che per poliedricità, eccellente cultura, per la flessibile arte di vivere, rappresenti l’ideale di uomo elegante del nostro tempo, meritando la stima del mondo femminile.
La giuria è composta da sole donne.
I vincitori del Premio Cavaliere di Seingalt
2004 - Ottavio Missoni
2005 - Luca Barbareschi
2006 - Giuseppe Pambieri
2007 - Gelasio Gaetani Lovatelli D'Aragona
2008 - Sebastiano Somma
2009 - Henri Chenot
2010 – Filippo Timi
2011 – Luca Dini
Il Castello di Spessa a Capriva del Friuli è inscindibilmente legato all’affascinante figura di Giacomo Casanova (1725-1798), suo illustre ospite.
Pur essendo universalmente conosciuto per la propria abilità di seduttore, Casanova fu soprattutto un rappresentante di spicco della cultura settecentesca e un ispirato letterato.
Giacomo Casanova, Cavaliere di Seingalt: un uomo brillante che esibì una “multilateralità stupefacente per noi moderni”, come disse di lui Hermann Hesse. Non quindi solo il celebrato amatore, l’avventuriero, la spia dell’Inquisizione veneziana, ma anche e soprattutto il multiforme e cosmopolita intellettuale che scrisse ben 43 opere, traducendo Omero e inventando diversi generi letterari.
Giacomo Casanova conobbe il conte Luigi Torriani durante la rappresentazione di una commedia
francese che si tenne in casa del Barone di Königsbrunn a Trieste. In quell’occasione il conte lo invitò a trascorrere qualche settimana, durante la stagione autunnale, nella sua tenuta di campagna a Spessa, a sei miglia di distanza da Gorizia. Casanova accettò e, ai primi di settembre del 1773, arrivò a Spessa e vi si trattenne per circa due mesi.
Alla sua permanenza a Spessa, l’illustre veneziano dedica varie pagine della Storia della mia vita, le sue famosissime memorie. Fra l’altro racconta che il patrimonio del conte consisteva tutto nei suoi grandi vigneti che si estendevano attorno al castello, da cui proveniva “un vino eccellente”.
La tranquillità della vita di campagna gli permise di dedicarsi ai suoi studi e scritti e di terminare l’Istoria delle turbolenze della Polonia, opera che pubblicò a Gorizia l’anno successivo, presso l’editore Valerio de Valeri.
Nemmeno a Spessa, la fama di seduttore di Casanova andò smentita. Sgualda, giovanissima vedova al servizio del conte, entrò nelle grazie dell’illustre corteggiatore, che la descrive come “innamorata, e mite come un agnello, cosa che nelle contadine del Friuli è assai rara”. Gli incontri clandestini si susseguirono, notte dopo notte: Sgualda arrivava a mezzanotte nella stanza di Casanova, senza essere vista da nessuno, e se ne andava all’alba. Ma la segretezza della tresca era solo un’illusione. Un mattino, apparentemente uguale a tanti altri, Sgualda uscì dalla stanza di Casanova, che appena chiusa la porta udì spaventose grida. Riaperta la porta dinanzi agli occhi gli si presentò una scena che definire incresciosa è riduttivo: il conte stava bastonando Sgualda, trattenendola per la veste. Torriani era nemico giurato della ragazza perché, pur importunandola dal tempo in cui era vivo suo marito, gli si era sempre negata. La reazione di Casanova fu immediata: ancora vestito con la camicia da notte balzò addosso a Torriani, lo afferrò per la gola fino quasi a strangolarlo e, afferrato lo stesso bastone col quale il conte poco prima picchiava Sgualda, cominciò a percuoterlo, inducendolo alla fuga.
Questo episodio, congiunto ad alla poca gentilezza del conte anche in altre occasioni, convinse Casanova ad andarsene dal castello. Visse poi fra Gorizia e Trieste per oltre un anno, attendendo il perdono di Venezia (dove era indagato dall’Inquisizione) ed il richiamo in patria, che avvenne nel 1774.
Per omaggiare Giacomo Casanova, nel Parco secolare del Castello è stata tracciata una romantica passeggiata che si sviluppa fra alberi secolari, bersò, balconate ornate di statue e allietata da frasi, aforismi ed episodi legati alla permanenza dell’avventuriero a Spessa.
Giacomo Casanova e il Castello di Spessa
Il toponimo Spessa deriva dall’aggettivo latino spissu che significa spesso, denso: infatti originariamente quest’area era ricoperta da una fitta selva di cipressi. Le origini del castello sembrano risalire ai tempi dei romani, i quali avrebbero costruito un posto di avvistamento proprio dove oggi sorge il castello, a protezione delle numerose scorrerie barbariche.
Le notizie sul castello fanno risalire la sua costruzione alla fine del 1200. Da allora la proprietà passò a diverse casate nobiliari. Un documento testamentario del 1532, redatto da Raimondo Dornberg cita la proprietà di Spessa, ricevuta in feudo dall’arciduca Carlo d’Austria e lasciata in eredità alla figlia Dorotea, che la portò in dote alla famiglia Rassauer de Ratscha sposando il nobile Giuseppe. Dal matrimonio, nel 1547, nacque Giovannina che andò in sposa al barone Adamo Smetcovitz, cameriere dell’imperatore Massimiliano II. Rimasta vedova, Giovanna accettò la proposta dello stesso Imperatore di unirsi in matrimonio con il conte Sigismondo I della Torre di Valsàssina, del ramo udinese.
Tutto il Settecento è stato per la Contea di Gorizia un secolo di grande splendore e sviluppo culturale, sociale ed economico, nel quale i Torriani e la loro residenza ebbero un ruolo importante: basti ricordare che nel 1765 venne fondata a Gorizia la “Cesarea Regia Società d’Agricoltura”, a cui va il grande merito di aver saputo incrementare la produzione vinicola e frutticola della zona. Il vino qui prodotto era certamente di grande qualità.
Negli ultimi decenni del XIX secolo, la proprietà fu acquistata dalla famiglia triestina Mally e tra il 1879 ed il 1880 da Rodolfo marchese De Voelkel che iniziò un’opera di rifacimento e ristrutturazione del complesso. I lavori furono seguiti dall’architetto triestino Ruggero Berlam ed ultimati nel 1901.
Al marchese subentrarono il dottor Eduard Roeckereth di Lipsia e in seguito il barone triestino Demetrio Economo di San Serff, che intervenne nella realizzazione del parco che circonda il castello.
Nel 1916 venne sequestrata alla famiglia Economo la parte interrata del castello. Le cantine e i sotterranei vennero poi presidiati dall’esercito italiano per la loro posizione sicura ed isolata. Come sede di comandi militari, Spessa ospitò sia il maresciallo Cadorna che il maresciallo Diaz. Nel 1927 vi soggiornò anche Emanuele Filiberto d’Aosta e, durante il secondo conflitto mondiale, fu di passaggio anche Mussolini.
Il castello venne nuovamente sequestrato per scopi militari anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante gli anni Trenta, è stato realizzato un bunker circa 18 metri sotto le cantine medievali, che fu utilizzato come rifugio e deposito dalle truppe tedesche, mentre alla fine della guerra il castello fu occupato da ufficiali americani: durante tutto questo tempo, dal 1925 al 1949, il maniero fu proprietà dei coniugi Anna Sartorio e Salvatore Segrè.
Dopo la loro scomparsa, il figlio adottivo, Giorgio Stavro di Santarosa, diede vita ad un’importante azienda vitivinicola e ad un allevamento di purosangue da galoppo.
Gli ospiti illustri
Qui soggiornarono diverse personalità in varie epoche. Il Castello di Spessa è passato alla storia soprattutto per aver ospitato nel 1773 Giacomo Casanova.
Più lungo e meno tormentato fu invece il soggiorno che il conte Lodovico della Torre offrì a Lorenzo da Ponte, librettista di Mozart, dal settembre 1779 al dicembre 1780. Nel secolo scorso furono ospiti del Castello il Gen. Cadorna, il Gen. Diaz ed Emanuele Filiberto d’Aosta.
La famiglia Pali
Dal 1987, gli attuali proprietari perpetuano la tradizione di ospitalità e la produzione vitivinicola del luogo.